Allora si poteva ancora giocare per strada, nei pomeriggi estivi, a piedi nudi.
Bastava rimanere sul lato ombreggiato della via ed essere silenziosi per non disturbare il sonno dei vicini.
A Lecce, il pomeriggio, lo si trascorreva dormendo, nel silenzio più assoluto, col sottofondo, soporifero, di cicale.
Io e mia sorella non dormivamo mai, appena nostra madre s'addormentava, noi uscivamo per strada ed esploravamo i campi attorno a casa, i sassi dei muri a secco, gli alberi d'ulivo.

In un pomeriggio come questi vedemmo arrivare un nuovo vicino.
Un uomo alto e robusto svoltava l'angolo della strada. Scendeva giù verso di noi, passo marziale e testa alta, sembrava ci fissasse e noi lo fissavamo chiedendoci chi fosse.
Quando era a pochi metri da noi, mise una mano in tasca, tirò fuori una chiave e aprì la porta della casa vicino alla nostra, ci lanciò uno sguardo veloce ed entrò.
Pensai che era alto e grosso per davvero e non sembrava molto amichevole.


Nino si trasferì nel mio paese, nella mia strada, quasi accanto a casa mia; e viveva da solo.
Molti in paese dicevano che veniva dal Nord, Milano e dintorni, alcuni dicevano che era una persona intrattabile, pericolosa, che era meglio star lontani da lui.
Io e mia sorella ci attenevamo ai consigli ricevuti, mio fratello piccolo,no!
Lui, gli si avvicinava con la curiosità dei bambini; spesso entrava in casa sua, allora lo seguivo, ma solo per curiosità, per sapere chi fosse quell'uomo che viveva solo.
Così vidi la collezione di fumetti di Tex accanto al letto sempre disfatto, il disordine di quelle 3 stanze, i pacchetti di sigarette Nazionali Esportazione, il pergolato in giardino con l'uva e la gentilezza con cui trattava mio fratello.

Lavorava il rame, Nino, realizzava pentole, padelle, oggetti vari che provvedeva a vendere nei mercati, con quei proventi si pagava da vivere; con quelli e con la pesca.
A volte ci dava parte del suo pesce, ricordo un giorno in cui ci portò a casa dei pesci e mia madre li prese per pulirli e questi, che erano ancora vivi, schizzarono giù dal tavolo della cucina e iniziando a saltare per terra.

Nino era così, alternava slanci di generosità a momenti di ira, non di rado dovuta al vino.
A volte mescolava le due cose ira e generosità come faceva col vino e l'acqua.
Come quella volta che un incendio in un campo confinante minacciava casa mia.
Fiamme alte, altissime, il campo di proprietà del comune era abbandonato con l'erba altissima e secca per la siccità estiva e spesso prendeva fuoco, diciamo, "spontaneamente".
I Vigili del Fuoco, che in estate hanno il loro daffare,spesso tardavano a venire e Nino provava a dare una mano per tenere le fiamme lontane, poi sollecitava i Vigili del fuoco ad intervenire, chiamava in Comune per protestare.
Usciva per strada urlando e bestemmiando e sfiorando la rissa con le forze dell'ordine, agitava qualsiasi cosa a mo' di clave.

Questo era Nino, le sue intemperanze lo isolavano anche dai suoi parenti.
Quelli che venivano giù da Varese e dintorni per trascorrere le ferie estive


...

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